Mi sono avvicinata alla Metodologia Somatic Experiencing ®alcuni anni fa a seguito della malattia. Cercavo un modo per sentirmi meglio, perché purtroppo dopo le cure mediche e le peripezie per riprendere un tono di vita normale, ero comunque rimasta parecchio ammaccata, e non c’era niente che mi dava sollievo.
Una volta iniziato questo viaggio di conoscenza di questo metodo, non ho più potuto farne a meno e mi sono ritrovata a un certo punto a imparare questo efficace approccio psicofisiologico messo a punto dal Dr. Peter Levine, secondo il quale il trauma sta nella risposta biologica incompleta ad una minaccia alla nostra vita o al nostro senso di integrità fisica*.
Come chiarisce Levine ciò che succede alle persone in occasione di un evento considerato traumatico o di un episodio sopraffacente, è una complessa e molteplice reazione del nostro corpo, messa in atto istintivamente dal nostro organismo, reazione che è fisica, oltre che neurologica e psichica. Levine ha spiegato che la risoluzione dei disturbi legati all’avvenimento, e quindi la risoluzione dei sintomi traumatici o da stress prolungato, sta proprio nel completare e scaricare i processi fisiologici che ne derivano, perché dal suo punto di vista e dalla sua osservazione degli esseri viventi, animali e umani, il trauma non risiede affatto nell’evento esterno che induce un qualunque dolore fisico o una sofferenza emotiva, e neppure nel dolore stesso. Secondo Levine, il trauma vive nella fisiologia stessa del corpo, e si genera e si alimenta quando non siamo in grado di liberare l’immensa quantità di energie bloccate e scatenate dall’istinto di sopravvivenza, che ha come unico obiettivo proprio quello di farci restare in vita, e riusciamo perciò a mettere a fuoco e comprendere, una dopo l’altra, tutte queste reazioni fisico-emotive che ne scaturiscono, e di attraversarle per poterle risolvere.
Questo metodo è nato a seguito dell’osservazione attenta degli animali che, sono abitualmente esposti a pericoli, ma indubbiamente non restano traumatizzati come gli esseri umani. I meccanismi biologici innati, tipici del loro sistema nervoso, permettono di tornare alla normalità e di rientrare in uno stato di normalità, anche dopo un’esperienza estremamente critica in cui è stata messa a rischio la loro stessa vita. E questo succede praticamente tutti i giorni! La buona notizia è che anche noi possediamo gli stessi meccanismi innati di difesa degli animali, e le medesime reazioni involontarie intense volte alla sopravvivenza. Quello che abbiamo invece disimparato a fare o dimenticato è di assecondare l’espressione fisica ed emotiva delle reazioni istintive al trauma per poterci concedere la possibilità di intraprendere una via verso la guarigione dei sintomi cronici derivanti.
Sintomi da stress prolungato, o da traumi di vario genere e natura, nascono da emozioni scatenate dall’evento negativo ma non elaborate e rimaste congelate. Il trauma è una reazione assolutamente spontanea dell’essere vivente a eventi dolorosi, è radicata nel nostro istinto di sopravvivenza, e per giungere a una risoluzione va letteralmente attraversato. Il trauma è quello che tratteniamo dentro.
Quando percepiamo una minaccia, di qualsiasi tipo, il nostro corpo reagisce chiaramente e istintivamente per proteggerci. Lo facciamo per esempio irrigidendoci, ritraendoci, e con le risposte di Lotta o Fuga, o con il Congelamento. Esattamente come gli animali. Queste reazioni di emergenza dovrebbero essere del tutto temporanee. Tuttavia molto spesso il nostro corpo e il nostro cervello si bloccano. Al punto che, quando queste reazioni diventano croniche, noi sviluppiamo i sintomi estenuanti e debilitanti del trauma. Da quel momento il corpo continua a inviare al nostro cervello segnali di pericolo, quindi percepiamo una minaccia anche laddove non esiste. Ne deriva che finché non siamo in grado di cambiare quelle sensazioni interne nel nostro corpo, noi ne rimarremo traumatizzati, perché il nostro corpo continuerà a mandare quell’identico messaggio di minaccia al cervello.
Ma perché una volta passato il pericolo noi esseri umani non ce ne liberiamo?
Le emozioni hanno letteralmente nel cervello una mappatura anatomica necessaria per la sopravvivenza e corrispondono a ben precise sensazioni fisiche provenienti da varie parti del nostro corpo. Quello che vediamo, udiamo, sentiamo, assaggiamo, annusiamo, provoca una risposta organizzata del corpo per la sopravvivenza. Non possiamo semplicemente liquidare le sensazioni del corpo legate a delle emozioni con il ragionamento. Non funziona. Il corpo ha la sua memoria.
Il metodo Somatic Experiencing ® aiuta le persone ad accedere a una serie di reazioni istintive attraverso la consapevolezza delle sensazioni del corpo. La persona viene aiutata a sviluppare questa consapevolezza e padronanza delle proprie sensazioni fisiche e dei propri sentimenti. Si asseconda il corpo invece di impedirgli di fare quello che vorrebbe o avrebbe voluto fare. Non si contrastano le contrazioni muscolari, non si blocca il respiro, si consente il completamento delle risposte interne di difesa e orientamento, creando un contenitore per le emozioni, e le sensazioni connesse.
Tutti possediamo una innata capacità di AUTO-REGOLAZIONE con cui possiamo gestire gli stati di attivazione fisiologica e le emozioni difficili. Possiamo sentirci «a casa» sani e salvi al nostro interno, una casa dove risiede il benessere.
Tutti possono beneficiare dalla Metodologia Somatic Experiencing ®. Le Sessioni sono normalmente individuali ma la valenza di questo approccio si può imparare anche all’interno di un gruppo omogeneo, come ad esempio un gruppo di pazienti oncologiche operate di tumore al seno. L’Associazione CLANDIPALUSA promuove l’utilizzo della Metodologia Somatic Experiencing per le pazienti che hanno avuto la malattia in passato o che stanno affrontando le cure per la guarigione. Somatic Experiencing è un incredibile strumento messo a disposizione e utilizzato con successo all’interno di piccoli gruppi. Le donne vengono guidate alla ricerca delle risorse dell’organismo, e vengono aiutate a imparare le tecniche per ritrovare la connessione con il proprio corpo e utilizzarle per accedere all’istinto di autoregolazione.
Dina Barnett
Dina Barnett ha conseguito la Certificazione Internazionale Triennale di Somatic Experiencing Practitioner (Circuito EASE) ed è iscritta al Registro degli Operatori SE ® di SOMATIC EXPERIENCING ITALIA ® (www.traumahealing.it)
*Rif. Libro “Waking the tiger: Healing Trauma” di P.Levine, Ann Frederick